Prologo
July 18, 2023•897 words
Riflettere su me stesso. No, ma cosa scrivo, rimuginare su me stesso e sognare. Si, gli psicoterapeuti dicono ruminio: qualsiasi sia la definizione, io non smetto mai di rimuginare.
Penso al passato, a quello che sarei potuto diventare se avessi avuto idee chiare, coraggio e forza di volontà. Continuo a logorarmi pensando alla mia adolescenza, di come è stata "buttata" nel cesso sotto qualsiasi aspetto. Avrei potuto studiare con amore le materie che incontravo al liceo, ma io non ho fatto il liceo, ma un istituto tecnico pieno di persone banali, ed io mi sono uniformato. Avrei potuto conoscere il mondo, scoprire persone interessanti e sviluppare le mie passioni: fotografia, astronomia, fauna e flora selvatica, i fumetti, i libri. Avrei poputo fare l'amore tutte le volte che ne ho avuto l'occasione con donne alle quali ho sempre volute bene. Mi sarebbe piaciuto avere molti amici, grandi persone, simpatiche ed intelligenti. Avrei potuto sviluppare le mie qualità sportive, il nuoto, la corsa o la pallavolo. Mi sarebbe piaciuto girare la mia città conoscendone i più affascinanati segreti, invece di odiarla ed averne paura. Avrei potuto vievere con pienezza la mia adolescenza, inceve di stare buttato in un parco a fumare haschisch con discutibili persone per uccidere il presente di allora.
Penso al presente: alla mia condizione di "negativo non sviluppato", alle strategie alternative per rendere accettabile la mia vita. Alla perenne voglia di cambiare, migliorare, combattere, senza mai riuscirci. Oppure, senza mai riuscire a provarci. Al mio odiato lavoro e alla mia odiata azienda, nella quale non ho fatto un briciolo di carriera. Alle abitudini casalinghe, che mi permettono di sopravvivere con il pilota automatico. Alzati, lavati, Prepara la colazione, porta i figli a scuola, vai a lavoro, pranza con il cibo preparato a casa, esci da lavoro, prendi i figli dalla suocera, portali a casa, pulisci il contenitore del cibo, prepara il cibo per il ranzo di domani, supporta i figli a studiare, lavari, prepararsi. A cena a tavola con la moglie tornata tardi dal lavoro, mezz'ora di televisione scadente su qualche servizio di streaming.
Penso ai sensi di colpa: perché ho messo due creature così belle al mondo, anche loro con dei problemi impensabili fino a qualche anno fa. Perché li ho voluti far partecipare a questo gioco orrendo che è diventata la vita.
Penso al futuro: a come sarà la mia vita tra 10, 20 o 30 anni. Come sarà vivere con scarse risorse economiche? Come sarà vivere in una nazione con una sanità neoliberista, una pensione neoliberista, una scuola neoliberista. Come sarà il futuro dei miei figli: riuscirò a comprenderli? Riuscirò a farmi comprendere? Riuscirò ad esserne all'altezza? Riuscirò ad avere sempre pazienza? A supportarli ed aiutarli? Vivrò a sufficienza per vedere dei nipoti, per vedere realizzati questi due bambini che ogni giorno crescono un po' di più. Come sarà mia moglie: staremo insieme a lungo? Goderemo insieme delle nostre fatiche? E mia madre e mia sorella? Oppure muorirò presto come mio padre? A volte me lo auguro.
Ma più di ogni altra cosa io sogno. Si sogno ad occhi aperti: mi invento dei mondi che resta difficile crederci. Praticamente ho una vita parallela: durante le ore della giornata che posso stare un po' sulle mie, la mattina quando sonnecchio o la sera prima di addormentarmi, io vivo da un'altra parte.
Vi vado a descrivere Il mio ultimo sogno, o vita alternativa desiderata. Considerate che saranno almeno 10 anni che penso a questa cosa, quindi ora è molto strutturata, definita a livelli impensabili. Io sono un fisico importante, insegnante all'università di Siena o Pisa, a seconda dei giorni, di Astrofisica e Filosofia della Scienza. Vivo su una bellissima collina o scogliera, comunque c'è il mare vicino. Ho creato con degli amici immaginari, mai avuti tanti amici in vita mia, una sorta di coabitazione, ma forse coabitazione è sbagliato, un vero è proprio condominio di casali immersi in un parco fantastico dove i bambini, nostri figli, possano giocare serenamente tra di loro. Siamo 10 famiglie, ognuna con almeno 5 figli di varie età dall'adolescenza a neonati di pochi mesi. Tutti gli adulti hanno lavori importanti, professionisti quotati o professori universitari, ma ci unisce una cosa: un'azienda di informatica, fondata durante gli anni dell'università per pagarci gli studi, che però ora è diventata un colosso della cybersecurity.
Naturalmente siamo molto ricchi e benestanti, intellettuali e gravemente critici con il nuovo sistema che oramai ci attanaglie le vite. Tutti molto critici verso l'ordine neoliberale, molto socialisti o keynesiani, molto immersi nella nostra vità di papà, mariti e amici uno dell'altro... praticamente non lavoriamo mai. Certo insieme cogliamo i frutti della terra dove abitiamo: produciamo olio, vino, birra, tanta frutta ed ortaggi, carne di maiale, pollame e bovino, nonché tantissimo latte. Ospitiamo spesso i nostri genitori, che tra loro si conoscono tutti. Nonostante viviamo in campagna in casali lussuosi ma non moderni, arrivare al centro della città è roba di pochi minuti. Naturalmente siamo tutti felici ed appagati ed io sto per prendere il Nobel per nuove scoperte nel campo dei quasar e dell'origine dell'universo.
Praticamente un racconto fantastico. Sono matto? Vero! Comunque signore e signori questo è il primo elemento caratteristico che mi contraddistingue, non il più determinanate, ma probabilmente è solo al secondo posto del mio aspetto fondamentale, quello che più di tutti mi ha rovinato la vita: la procrastinazione.