Piccole vite
February 13, 2025•1,432 words
Racconto da un tempo passato in un posto perduto
L’alba
E' l'alba. Il cielo è terso e non c'è nebbia.
Almeno il sole oggi li aiuterà a scrollarsi di dosso il freddo della notte, pensi. Per uscire dovranno aspettare che tu arrivi e avranno tutto il tempo di sonnecchiare ancora.
Ecco, la tua auto si ferma ed il solito cane abbaia in cima alla stradina.
Qualcuno di loro dà il primo allarme e subito gli altri si rizzano in piedi, in allerta, scrutando fra le siepi alla ricerca di un segno di conferma.
Finalmente ti vedono: percorri il prato, ti avvicini al cancello ed entri. Ti accolgono con un tripudio di uggiolii, scodinzolii e contorsioni festose.
Li saluti sorridente. Scruti in ogni recinto con un fondo di apprensione, ricordando quando, perché è successo anche questo, qualcuno non era lì in piedi con gli altri; Biro, Maria, nemmeno un ultimo saluto.
Grace
Esce per prima Grace con Micky, mentre tutti gli altri abbaiano percorsi da fremiti di impazienza. Sanno perfettamente che ancora non è il loro turno, ma già pregustano il momento in cui il loro cancello si aprirà e finalmente potranno scattare fuori, chi correndo subito per il prato a muso basso, come a seguire una pista che non può più aspettare, chi trattenendosi qualche istante a salutarti da vicino prima di raggiungere gli altri.
Non passa molto tempo prima che Grace, perso ogni interesse verso il prato, si metta ad abbaiare ossessivamente attraverso la rete a Cassandra, due recinti più in là.
In quei momenti il suo compatto corpo di amstaff si trasforma in un unico insieme di nervi e muscoli contratti, guizzanti sotto l'elegante mantello marrone tigrato, come quelli di un ben oliato body builder.
Non può perdonare a Cassandra di averla conciata male durante una rissa.
Passata di mano in mano dopo essere stata 'scartata' perché non abbastanza feroce, ma già con tutte le fobie dei cani addestrati per combattere, al suo arrivo nel gruppo dovevi aspettarti che Grace, smaltito l'iniziale disorientamento, si scontrasse con la femmina dominante, un meticcio rosso di quasi quaranta chili.
Cassandra
Sapevi che Cassandra non tollera sguardi diretti o un atteggiamento non sottomesso da parte di altre femmine.
Forse è stato uno sguardo di troppo a scatenare la rissa, o magari un diritto di priorità non rispettato, su un osso o sulla ciotola.
Soltanto una volta hai visto Cassandra chinare la testa di fronte ad una femmina. In quell'occasione, imbattendosi in Titti, un alano di cinquanta chili, ti ha stupito sfoderando con disinvoltura un mix di orecchie basse, occhi languidi e "simpatico" scodinzolio.
E dal momento che la sua avversaria, con i suoi buoni dieci centimetri in più al garrese resi evidenti dalla distanza ormai ravvicinata, sembrava ancora indecisa sulla sorte da destinarle, Cassandra allora aveva dato il meglio di sè azzardando una delicata leccatina sul muso per rompere il ghiaccio.
Non riuscirai più a far convivere pacificamente lei e Grace; le cicatrici, quelle interiori più di quelle esteriori, sono ancora ben visibili e scavano in profondità ogni volta che la piccola amstaff si avventa, giorno dopo giorno, contro la rete a provocare Cassandra, che dall'alto della vittoria ostenta il suo indifferente disprezzo.
Micky
Quando Grace rientra nel suo recinto, gli altri tornano ad agitarsi; adesso sì che è il loro turno.
Micky una snella meticcia bianca a pelo corto e .. senza naso, ricordo forse dell'incontro con un tagliaerba, li guarda con sufficienza.
Lei ha già avuto tutto il tempo per ispezionare in lungo e in largo il prato e con le sue buffe orecchie, una su e una giù, se ne sta tranquilla a sgranocchiare un vecchio osso tenendolo abilmente fermo con le zampe.
Gnappetto
Quello che Gnappetto, uno yorkshire affetto da deformità congenita degli arti anteriori e cieco da un occhio, non riuscirà mai a fare.
E' in previsione di difficoltà come questa che i suoi padroni devono aver deciso di depositarlo in un cassonetto quando aveva due mesi; un batuffolo di pelo che entrava tutto nel palmo di una mano.
Gnappetto è il tipico esempio di come la selezione veloce operata dall'uomo per far rimpicciolire alcune razze abbia avuto come risultato che le dimensioni fisiche sono cambiate, ma di pari passo non è cambiata la percezione di sé; così uno sgorbio minuscolo come lui è capace di avventarsi addosso a Schwarzenegger, che pesa cinque volte di più, finendo con l'essere preso in bocca a mò di coniglio e sbatacchiato come uno straccio vecchio al punto di potersi dire fortunato perché, in fondo, lo può ancora raccontare.
Schwarzenegger
Schwarzenegger, il fratello di Cassandra, è come lei il residuo di una cucciolata di sette gemelli che solo tu riuscivi a distinguere.
I loro fratelli hanno già lasciato il gruppo, chi in un modo chi in un altro.
Poteva andargli peggio in realtà, partoriti da una madre vagabonda, denutrita e rognosa, sotto una gru in un cantiere, e finiti per un po' in un canile di quelli 'duri', dove non ci sono prati per nessuno.
Tilly
Due zampette raschiano freneticamente il legno sollecitandoti ad aprire il cancello.
E' Tilly, una piccola meticcia beige, che se non fosse per il colore potrebbe essere scambiata per una volpe.
Si lancia subito per il prato a raggiungere Cassandra.
Non era certo così agile quando la trovasti, con una pancia talmente gonfia che quasi toccava terra. Ricordi che ti domandasti quali enormi mostri fossero pronti ad uscirne.
Vulnerabile per oggettivi limiti fisici, durante le uscite collettive nel prato Tilly si mantiene sempre non troppo lontana da Cassandra; quando per un istante si lascia distrarre da una traccia odorosa, un rumore o un movimento nell'erba, torna subito in formazione, come farebbe un pesce pilota al fianco di un grosso squalo.
Le tre Caravelle
Anche le tre caravelle, Pinta, Nina e Santina, cercano di richiamare la tua attenzione con i loro versi gracchianti.
Sono le galline ovaiole che non hai avuto il cuore di lasciare ad agonizzare in uno stretto scatolone con i buchi sotto il sole cocente di agosto. Nel comprarle, ti sei stupita di quanto poco valesse una vita al mercato.
Dopo aver messo in macchina lo scatolone, non sapevi proprio che farne di loro.
Un mostro come quelli, quando eri piccola nella fattoria dei tuoi nonni, ti aveva spaventata a morte beccandoti una mano.
Almeno tre mesi sono passati prima che trovassi il coraggio di prendere in braccio Pinta, sempre restia a rientrare nel suo recinto.
Hai dovuto usare i guanti da giardinaggio e camminavi con le braccia ben tese in avanti per tenere il pericolosissimo volatile alla massima distanza da te.
Margherita
Dicono che le galline sono stupide.
Che direbbero se vedessero Margherita, un cane da caccia che non sembra avere nella vita altro interesse del cibo, mentre ringhia minacciosa alle tre caravelle, colpevoli di fissare con troppa insistenza da dietro la rete l'osso che lei tiene in bocca.
Principessa e Bianca
E poi ci sono Principessa e Bianca., due storie di solitudine, pesanti catene e collari di ferro che laceravano il collo e soffocavano la vita.
Cani da lavoro li chiamano i pastori.
Pensieri
Capita che il tuo sguardo rimanga agganciato ad un vecchio collare nell'armadietto, una ciotola, o una cuccia in disuso.
Quanti altri piccoli amici hanno attraversato la tua vita.
Alcuni, al solo ricordarli, ti bruciano ancora il petto come ferri roventi.
A volte, mentre ti affretti a sbrigare le faccende quotidiane, mai troppo poche in questo piccolo rifugio di campagna, e la tua mente si aggroviglia intorno ai tanti pensieri in disordine, ti viene l'impulso di sederti anche tu sul prato, nel punto più alto, da dove si vede giù per tutta la valle.
Vorresti saper rimanere lì, come fanno loro, con il respiro tranquillo, la punta del naso che si muove impercettibilmente ad ogni refolo odoroso, le orecchie ben tese, lo sguardo largo, ad osservare tutto e niente, ad esistere e basta.
Quando poi arriva il momento di andartene, li guardi uno ad uno, ed anche loro ti osservano calmi dai loro recinti.
Mentre ti attardi a controllare che sia tutto in ordine, non puoi trattenere una breve preghiera nel cuore.
Chiudi il cancello e ti avvii verso la stradina, accompagnata dal silenzio delle tensioni appagate di quelle piccole vite.
Notte
Di notte, mentre dormono, potresti vedere le loro palpebre vibrare sopra occhi che non riposano, le loro zampe accennare piccoli movimenti sincopati.
E potresti sentirli emettere lievi uggiolii scomposti.
Sognano.
Corse nei prati, inseguimenti, zuffe scherzose, in compagnia degli amici di oggi e di ieri.
Perché i sogni non conoscono recinti.
I sogni si fanno beffe anche della morte.