Il condominio

In un giorno qualunque, in una città qualunque ...

Da alcuni mesi vivo in un anonimo palazzo di città di cinque piani, dal tipico colore grigio smog che nulla lascia intuire della tinta originaria, e mi capita spesso di imbattermi nella signora Emma, la moglie di Beniamino, il pensionato tuttofare del condominio, piano terra interno 1, e la signora Accorsi, moglie di quello che tra me e me chiamo "il lento", terzo piano interno 12, intente a parlare nell'ingresso principale.

La signora Emma

Donna minuta dai capelli a caschetto, la signora Emma la trovi in piedi appena fuori dalla porta di casa sua, le braccia conserte e le spalle rientrate, non si sa se per una sensazione di freddo oppure di vergogna, visto che è in golfino e pantofole sia d'inverno che d'estate.

Buon per lei che nel suo appartamento si stia freschi anche quando nel mio, all'ultimo piano e sotto il terrazzo, solo il costume adamitico potrebbe dare un qualche sollievo.

Quando proprio non osa esporsi integralmente al freddo o agli sguardi dei coinquilini che entrano ed escono dal palazzo, la signora Emma rimane a parlare avvinghiata al bordo della porta semiaperta, da dentro casa, lasciando spuntare solo la testa, una mano e poco altro.

La signora Accorsi

Bella donna con il fisico leggermente appesantito dall'età, la signora Accorsi non si fa gli stessi problemi. Sempre vestita di tutto punto, cappotto con collo di pelliccia in inverno, twinset di lana o cotone quando la temperatura lo permette, non tralascia mai alcun dettaglio: orecchini e collana d'oro, borsa e scarpe coordinate e, come tocco finale, l'immancabile foulard di Hermès.

I capelli nemmeno a parlarne: una scultura.

L'effetto di pomposità è accentuato dalla rigida compostezza con cui la signora Accorsi è solita stringere al fianco l'avambraccio che regge la borsetta, mentre l'altro avambraccio è impegnato a stringere altrettanto rigidamente il braccio del marito o il manico del carrello della spesa.

A proposito del marito della signora Accorsi, imbattersi in lui quando si deve prendere l'ascensore o quando gli si è in coda per uscire dall'ingresso a doppia porta del palazzo, può sortire solo due effetti, o cominci a emettere fumo dalle orecchie pensando magari all'autobus che stai per perdere, oppure approfitti dell'occasione per fare qualche minuto di meditazione zen mentre lo osservi ... togliere la mano dalla tasca, protendere il braccio, aprire il palmo della mano, afferrare il pomello della porta, girare il pomello, ...

Conversazioni

Le conversazioni fra la signora Emma e la signora Accorsi sembrano sempre estremamente coinvolgenti e giurerei che sono un rito quotidiano. Non saprei dire se parlano del nipotino o degli studenti rumorosi del primo piano, di come si prepara il minestrone o di come va la borsa di Tokyo. Certo è che ancora prima che si voltino a rispondere distrattamente al mio saluto, come se a malapena mi notassero intente come sono nei loro discorsi, mi sembra di vederle, le orecchie tese al partire dell'ascensore o all'avvicinarsi di passi lungo il vialetto, pronte a decodificare con la coda dell'occhio ogni sagoma in avvicinamento.

Tutt'altra storia quando è successo qualcosa di veramente "grosso", ed in genere tragico, che so, un ricovero in ospedale dell'inquilino del quarto piano, o addirittura la, non proprio prematura, dipartita della vedova del quinto. Allora sì, sembra che stiano lì proprio ad aspettare me, mi guardano indaganti e quasi apprensive, mentre mi domandano con gli occhi ancor prima che con la bocca: ha saputo?


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