Fuggire, con lenta costanza

Un mese di conclamato ritorno alla depressione. Un mese e poco più, penso. Sì, perché quando te ne accorgi ci sei già dentro.
Un mese a fuggire, con lenta costanza, da tutti, cominciando dai tuoi affetti più cari. Gli altri, accortisi della tua visione del mondo coincidente con ciò che hai sempre affermato, fuggono spaventati. Mi dispiace, sinceramente. Per voi, dico. Ma è meglio così.

Ore e ore passate sul letto.
Volevi approfittare delle vacanze estive per riprendere a lavorare alle tue passioni, ma l'abulia ti fa alzare solo per pisciare o vomitare.
Vomito da settimane, trattengo a fatica ogni alimento.
Mangio, vomito, mangio, vomito.
Abulia bulimica.

Gli aspiranti suicidi si liberano dei loro averi più cari, abbandonano le amicizie più durature, desertificano le loro affettività.
L'aspirante suicida è una nuova categoria da hastag social. Insieme agli aspiranti scrittori, perché che senso ha "aspirare" a qualcosa? Aspiri a scrivere? DEVI scrivere, semplicemente. Altrimenti vuol dire che non è un tuo desiderio.
Aspiri a toglierti la vita? TOGLITELA, non girarci intorno.
La penna può scrivere tante frasi inutili e tu non sarai mai uno scrittore, così come una corda intorno al collo, se non stacchi entrambi i piedi dalla sedia, non fa di te un suicida.
Hai fallito nell'arte di scrivere e di morire.

Camus, ne "Il mito di Sisifo", si chiede se sia il suicidio l'unico argomomento veramente valido del discorso filosofico; e se , come scriveva Nietzsche, il vero filosofo non sia in fondo quello che porta alle conseguenze pratiche ciò che predica nella sua opera.
Far di sé stessi un'opera d'arte; fare di sé stessi una corda tesa tra il soffitto e il pavimento.

Fuggire, e poi accorgerti che stai scappando da nessuno: ti avevano già abbandonato.
Tutti ti amano, a condizione che tu non esista più.
Mi sta bene.

Vostro
Roithemer


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