Sarebbe meglio non essere mai nati, sarebbe meglio non aver mai scritto.

Si vive di slogan, di libri tutti uguali dentro e fuori, di copertine che fanno l'abito del monaco, di riflessioni addomesticate, di intrattenimento conservativo.
Ti giri, e vedi scrittori tutti uguali, contestatori in cerca d'amore editoriale, alternativi che sputano sui grandi marchi piangendo nei loro tinelli per un destino segnato.
Se ascolti bene, sentirai i self che si organizzano in squadre familistiche, in tribù recintati, chiedono attenzione ma che sia solo lusinga.
E, in tutto questo, dove sta la ricerca individuale di una voce e di una necessaria (ri)lettura?

Non è solo la politica di partito a
modificare le nostre vite, deve essere costante una nostra continua ricerca, individuale prima, comunitaria poi.
Siamo tutti coinvolti.
Ma così, mi rendo conto, sto predicando, faccio il prete della cultura.
Il rischio è serio, allora non voglio dare alimento al mio ego, togliamogli l'ossigeno, ipossia dei sentimenti, odio, rabbia e rancore.

Sarebbe meglio non essere mai nati, sarebbe meglio non aver mai scritto.


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