Terre e Colonie

L'assenza di un substrato da copiare, di una base da cui trarre ispirazione, è ormai uniforme. Possiamo solo ricalcare un nulla che non porge neppure i connotati del vuoto taoista, di una neutralità aurea da contemplare. Se in Italia il tedio ha un suo tempo, questo è più che mai il nostro presente da Terza o Quarta Repubblica. Ho perso il conto, come accade quando i giorni diventano indistinguibili. L'assurdo della politica, del costume, della presunta arte, esprime una bruttezza così greve e inutile da non meritare più neppure l'attenzione di una pubblica denuncia. I fantocci che animano questo teatrino non mi suscitano neppure il privilegio dell'odio, tanto è astronomicamente incommensurabile la loro distanza da qualsiasi riconoscibile forma di originalità.

Dall'evaporazione costante di ogni auspicio deriva il sedimento di una domanda: da quali materiali estrarre la sostanza del sogno, o della concentrata emozione, o comunque di ciò che tempo addietro si additava come unico e grandioso, senza sentirsi troppo folli?

Da un mio diario...


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