Elly e le Osterie del PD

Di solito parlo poco di politica, anche perché da tempo sostengo che in Italia ogni possibile difendibilità della classe politica sia finita, lasciando spazio a un greve, vuoto e inutile storytelling da basso marketing.

Tuttavia non posso tacere in occasione dell'elezione di Ellly Schlein alla segreteria del PD, un'elezione che a mio avviso non ha proprio un bel nulla di rivoluzionario, ma anzi conferma in pieno la vacuità autoreferenziale di questo partito.

Elly Schlein, trentasettenne ricca figlia di ricchi, tripla cittadinanza (elvetica, italiana e statunitense), da sempre in politica grazie alle sue costanti critiche alla linea piddina, comunque mai tradotte in un dissenso tale da rinunciare al suo altrettanto costante appoggio, è la perfetta rappresentazione di quel trasformismo "satellitare" iniziato con Vendola e tutti gli altri partitini che alla fine della giostra sono sempre tornati alla casa paterna, funzionali solo a raccattare voti dalla sinistra (chiamiamola) "un po' più radicale" (anche se solo a parole), e appunto continuato fino a lei. Ricordiamo il nulla cosmico delle Sardine, allestite in tempi record solo come comitato elettorale per Bonaccini in Regione Emilia Romagna, nonché le mille civiche che in giro per l'Italia hanno parlato di salari minimi, ambiente, agricoltura biologica, chilometro zero e altri slogan tipici, per poi donare i voti al palazzinaro e cementificatore di turno.

Elly Schlein rappresenta in questo senso la quintessenza di quella politica fatta solo di parole al vento, pronunciate nel sicuro alveo di un'opposizione eterna, sicura, riscaldata dalla quieta prospettiva di un nutrito vitalizio e senza alcuna responsabilità pratica. Cosa mai potrà fare la Schlein, in questi ben probabili cinque anni di egemonia centrodestrorsa? Nulla, ovviamente. Ma potrà tranquillamente blaterare dei suoi unicorni arcobaleno (tecnologie verdi che non inquinano e anzi raddoppiano la produttività, salari alti che non inficiano il benessere imprenditoriale dei padroni, e via discorrendo lungo le scie del gretismo), acquisire incarichi pagati da noi contribuenti, lamentarsi per le discriminazioni nei confronti della sua bruttezza e omosessualità, senza però citare i soggetti che la appoggiano a spada tratta: qualcuno di voi ricorda Paola Turci, la fidanzata di quella furba signorina, Francesca Pascale, diventata miliardaria solo per la buona uscita di un certo Silvio Berlusconi? Ecco, questo è l'ambiente complessivo della Schlein: gente che fa finta di rappresentare un'ideale, ma poi sguazza nel mainstream dell'agio e della pecunia.

Eppure... Eppure, nell'Italia che chiama comunista uno come Matteo Renzi (sono cose che ho sentito con le mie orecchie), la Schlein diventa la Rosa Luxemburg dei figli di papy della zona ZTL.

Detto questo, la vera domanda è legata proprio al partito. Cosa mai potrà fare, di concreto, Elly Schlein, per dimostrare che le sue non sono solo parole? Per quel che mi riguarda, nulla. Pensate forse che andrà di comune in comune a bacchettare sindaci come, che so, Giordani a Padova, rei di aver disseminato la città di centri commerciali e supermercati della GDO (di cui sono magari azionisti di maggioranza)? Può essere, ma faccio tanta fatica a immaginarlo.

Quindi, cosa resta?

Resta l'incarico, il vitalizio, la poltrona o poltroncina, l'avamposto in cattedra, dati ad amici e fedeli, parenti, conoscenti. Resta certamente la politica del "tengo famiglia", ben rappresentata dalla nota espressione scippata a telecamere chiuse al senatore Antonio Razzi (uno che in Svizzera, almeno, ci andò da emigrante per lavorare): fatti li cazzi tua...

Con una differenza macroscopica. Che la Schlein è la ragazza bene, colta, che ha fatto le scuole "alte", rigorosamente estere, e che da buona e brava ragazza si pone, chiaramente solo a parole, a difesa degli umili e dei deboli, senza minimamente sapere cosa voglia dire essere umili e deboli. Nel suo caso, il farsi li cazzi sua non sarà l'espressione rabbiosa di uno scugnizzo che a forza di umiliazioni e fatiche è riuscito a ritagliarsi un posto al sole. Lei il posto al sole lo aveva a prescindere, e si è limitata a farlo fruttare.

Tutto questo farà definitivamente declinare il PD, o lo porterà a una nuova rinascita? Difficile a dirsi. Di certo, la Schlein, almeno dall'esterno, sarà nel bene e nel male, a ragione e a torto, nella giusta e doverosa analisi intellettuale, così come nella becera battuta da stadio, un bersaglio facile. Un bersaglio che però con tutta probabilità cadrà in piedi, esattamente come il PD, sempre sconfitto, ma chissà perché sempre lì a gestire affari, fondazioni, associazioni e osterie "simpatizzanti" dove una pasta e fagioli costa quindici euro.


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