Linee Guida per Blogging
September 8, 2023•333 words
Da molto tempo sono a vario titolo impegnato nella scrittura per il web. Più precisamente, da un tempo che sostanzialmente coincide con la storia del blogging stesso: in molti ricorderanno le prime piattaforme di scrittura, che praticamente ho frequentato l'una dopo l'altra, per non dire troppo spesso contemporaneamente.
Da allora ho aperto e chiuso numerosi blog, rendendomi conto sempre più intensamente di quanto l'avvento del social networking avrebbe necessariamente limitato questo fenomeno, confinandolo, in altre forme, nel territorio generalizzato della standardizzazione di Facebook, Twitter, Instagram e TikTok.
Detto questo, mi sto ponendo una questione formale molto precisa. Quale regole dovrebbero costituire l'impalcatura del mio modo di scrivere in un blog? La domanda non è oziosa. Le regole sono la cornice del nostro quadro, lo schema della nostra opera.
Le mie regole sono tre...
Prima regola: un titolo equivale a un argomento
I primi blog erano sostanzialmente dei diari ipertestuali dove la classificazione era piuttosto esigua, e prevaleva una sorta di ragionato flusso di coscienza fatto di link e frasi di contestualizzazione. Certo, ci sono come ovvio delle eccezioni a questo stile. Ma un blog era spesso un diario, e molto meno una trattazione, per così dire, giornalistica (anche se in gran parte i blogger erano giornalisti, ma questa è un'altra storia).
Ecco, io voglio fare il contrario. Per me ogni post, per quanto inserito in una sorta di diario complessivo, è e resta un singolo argomento circostanziato nei suoi vari aspetti.
Seconda regola: meno opinioni, più fatti
Ok, tutti noi amiamo dire quello che pensiamo. Io stesso lo faccio senza tanti problemi. Ma fare blogging significa secondo me annotare dinamicamente il tempo, e per questo vorrei concentrarmi su cose che faccio, concrete e oggettive.
Terza regola: usare tutti gli strumenti che il blog mette a disposizione
La multimedialità oggi è ovunque, e anche i blog permettono di utilizzarla. In questo senso, a me piace l'idea di non lasciare nemmeno uno strumento inutilizzato. Non per edonismo autoreferenziale, ma per esigenza creativa.