Europee e Oltre: una Prospettiva Pentastellata

Giocare buone carte è un fatto di fortuna. Saper giocare le proprie carte è un fatto di strategia.

L'ultimo agone elettorale svoltosi per il rinnovo del Parlamento Europeo, lo sappiamo, si è svolto per il Movimento 5 Stelle all'insegna di un esito che, da un punto di vista strettamente algebrico e percentuale, è stato schiettamente descritto come deludente.

Ora, io non faccio certamente parte delle persone che a tutti i costi vogliono vedere il bicchiere mezzo pieno, né tanto meno di quel novero che arriverebbe a definire pieno un bicchiere del tutto vuoto. Ma mi permetto alcune considerazioni oggettive, che prendono in esame non tanto il fatto in sé, ma quanto accaduto dopo il risultato e il relativo insediamento.

Sì, è vero. Il Movimento 5 Stelle ha perso quattro rappresentanti in Europa. Ma che rappresentanti erano? A quale gruppo facevano riferimento? Che impatto e che potere potevano porgere?

La stampa mainstream, come al solito, ha insistito molto nel sottolineare quella che a suo dire era per Conte una disfatta, del tutto unica nel ventaglio politico italiano. Peccato che, a conti fatti, le vere disfatte siano state registrate da Calenda e Renzi, di fatto esclusi a piè pari dall'entrata politica in sede parlamentare, ma soprattutto dalla Lega, che di parlamentari ne ha persi ben 23, e che a tutt'oggi vede pure claudicare ideologicamente il suo frettoloso nome di punta, l'omofobo generale Vannacci, rocambolescamente riciclato in un pacifismo piuttosto discutibile nella sua credibilità.

Faccio sommessamente notare (e la cosa è stata abbondantemente sottolineata dagli stessi parlamentari che ogni tanto ci venivano a trovare) che la pregressa appartenenza al generico "gruppo misto" non dava di fatto ai nostri eletti alcun potere di controllo, azione e acquisizione documentale.

Oggi, invece, grazie alla strategica scelta del gruppo The Left EU, non solo il nostro gruppo ha acquisito le facoltà di cui sopra, ma possiamo anche contare su un'appartenenza la cui forza è ulteriormente incentivata dall'egemonia che rappresentiamo in termini numerici e ideologici. Ovvero, siamo diventati in tutto e per tutto un soggetto politico riconosciuto come tale, e non una generica movimentazione sociale di ambigua e complessa collocazione.

In una parola, ne abbiamo guadagnato in chiarezza.

Peraltro, la relativa omologazione del comparto melenchoniano su determinate tematiche e scelte in materia di pace e rapporto con la NATO, oltre a tutto ciò che ho detto, ha indirettamente evidenziato il gruppo pentastellato come espressione della parte più ferma e radicale della sinistra europea, con immediata ricaduta in termini di visibilità al cospetto di tutti quei cittadini che da tempo non si sentivano rappresentati lungo la direttrice di una politica veramente progressista, popolare e orientata al più autentico multilateralismo.

Questo fa capire che a volte non è importante vincere su tutta la linea, ma è importante giocare bene, con intelligenza e lungimiranza, le carte a nostra disposizione, ottenendo risultato addirittura superiori rispetto ai cosiddetti vincitori.


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